Il rogo di Carola
Ero di passaggio a Fontempesta, andavo alla fiera di Cartegna come tutti gli anni per
vendere i panni di lino che mercanteggiavo con gli Spagnoli. Mi ero fermato a
dormire alla Locanda del Passero, mi dissero che il giorno dopo nella piazza del
mercato ci sarebbe stata l’esecuzione di una giovane donna accusata di stregoneria,
l’esecuzione era prevista per due ore dopo l’alba e dal momento che il giorno dopo
avevo tempo, avendo previsto di partire a giorno inoltrato, decisi di assistervi. Mi
informai ulteriormente e venni a sapere che la ragazza aveva appena 19 anni e si
chiamava Carola; era stata arrestata circa due mesi prima con l’accusa di stregoneria
e rinchiusa nelle prigioni del castello, una settimana prima era arrivata la sentenza di
morte tramite rogo.
La mattina dopo, di buon ora, mi avviai alla piazza del mercato, la piazza era
abbastanza grande per contenere ben più della popolazione del piccolo paese, per
l’occasione erano anche stati smontati i banchi del mercato. Al centro della piazza si
ergeva un palo alto circa 4 metri, alla base vi erano delle fascine di legname, in modo
che la strega fosse messa a circa 2 metri da terra e quindi ben visibile anche da
lontano. La legna, venni a sapere da una donna accanto a me, era legna secca perciò
avrebbe fatto poco fumo e soprattutto avrebbe bruciato lentamente prolungando
l’agonia della giustiziata; questo sadismo lo ritrovai anche in altre persone accanto a
me, tutti volevano che la giovane donna soffrisse il più lungamente possibile. Infatti
nell’annata precedente si era avuta una carestia e i campi di grano del paese avevano
prodotto molto poco, sicuramente era stato il malocchio che la strega aveva gettato
sull’intera comunità. Una mezz’ora prima dell’esecuzione la piazza era già piena di
gente, vidi molte giovani madri accompagnare i loro bambini piccoli in avanti in
modo da poter assistere all’esecuzione.
Ormai il sole si era alzato quando all’improvviso si sentì un urlo:
“Eccola!! Ecco la strega!”
Stava avanzando lentamente tra la folla una piccola cerchia di soldati; uno di loro
trascinava una catena, all’altra estremità della catena vi era la strega. Carola era una
ragazza molto carina, alta, capelli scuri e lunghi, il corpo era ben proporzionato, la
pelle dolce e sensuale. Era completamente nuda al fine di aumentare il disprezzo che
la folla provava per lei e aumentare la sua vergogna. La catena le legava il collo e le
caviglie, i polsi erano incatenati dietro la schiena con un’altra catena in modo che la
vagina e i seni fossero visibili a tutti. Era ancora lontana da me, sentivo le persone
gridarle contro:
“Ben ti sta a fare sesso con Satana invece di spettare a prendere marito”.
“Brucia strega”.
“La morte è l’unica cosa che meriti”.
“Le fiamme dell’inferno sono tutte per te”.
Quando passò dinanzi a me la riconobbi subito, era la ragazza che l’anno passato
lavorava alla locanda del Giglio ove mi ero fermato sia all’andata che al ritorno. Me
la ricordai bene perché all’epoca mi parve graziosa, era allegra e rideva moltissimo.
Mi resi conto che piangeva, non alzavo lo sguardo sopra di se per guardare la folla,
mi sembrò che aveva delle profonde occhiaie sotto gli occhi, pensai che forse non
aveva dormito la notte precedente; notai inoltre che aveva un’aria stanca, il suo corpo
era ancora bello, anche se percorso sul petto e tra le gambe da segni di ustioni
precedenti, sicuramente la sua confessione non era stata spontanea ma estorta tramite
torture crudeli.
Alla fine arrivò al centro della piazza dove era tutto pronto, infatti il boia si era
avvicinato al rogo e aveva iniziato a preparare la torcia. Appena si rese conto di
essere arrivata alla sua fine iniziò a dimenarsi, come se solo ora si rendesse
veramente conto che stava per essere uccisa.
“NO! Vi prego vi scongiuro, per pietà NO!”.
Le slegarono la catena dal collo e dalle caviglie. Provò a scappare ma subito
l’afferrarono le mani forti degli assistenti del boia e cominciarono a trascinarla verso
il rogo. Carola puntava i piedi a terra disperatamente nel vano tentativo di resistere.
“Vi scongiuro in nome di Dio, il rogo no!!!!”.
Sempre di peso la alzarono sulla piattaforma, continuava a chiedere pietà e si
dimenava. Mentre due assistenti del boia la tenevano ferma con il deretano e la
schiena poggiata al palo facendo pressione sul petto e sulle anche, altri due le
incatenarono i polsi dietro il palo, poi passarono una catena intorno alle caviglie in
modo che i piedi di Carola fossero a circa 20 centimetri dal legname, un’ultima
catena le fu passata intorno al petto poco sotto i seni non molto grandi ma graziosi
della condannata. Carola continuò a dimenarsi durante tutta l’operazione, ma alla
fine, non potendo fare nulla, scoppiò in pianto. Si vergognava sicuramente della sua
nudità così esposta, ma soprattutto aveva terrore delle fiamme che presto l’avrebbero
avvolta. Per un attimo mi balenò l’idea che forse una ragazza così carina come lei
non potesse essere una strega e forse si stava per bruciare viva un’innocente, subito
però capii che la folla intorno a me aveva bisogno di un capro espiratorio per la
perdita di raccolti, e che purtroppo Carola era capitata al posto sbagliato al luogo
sbagliato, pensai che purtroppo sono cose che capitano.
Pochi minuti dopo cadde il silenzio, venne il giudice inquisitore. Costui si fece
dinanzi al rogo:
“Sei tu Carola?”
“Si, lo sono”
Quindi il giudice aprì una pergamena e cominciò a leggere:
“Codesta donna di anni 19, è dichiarata colpevole di atti di stregoneria e di essere
sposa del Maligno. Viene quindi condannata a morte tramite rogo. Hai qualcosa da
chiedere prima che si proceda?”
“Pietà Pietà, vi scongiuro”
Il giudice nemmeno la sentì. Quindi disse:
“Che Dio abbia pietà della tua anima”
“Vi prego, vi prego, pietà, pietà!!!”
Carola rivolse il suo sguardo supplicante verso la folla, continuando a chiedere pietà;
per un attimo il suo sguardo incrociò il mio, lessi nei suoi occhi terrore puro, ma ero
impotente, non potevo fare nulla per lei.
Il boia le si fece dinanzi, una donna accanto a me disse che di solito il boia prima di
uccidere una ragazza si divertiva con lei e offriva uno spettacolo pubblico. Lo vidi
salire sul patibolo e abbassarsi i pantaloni, un pene lungo almeno 20 centimetri, si
girò verso Carola. Vidi il suo sguardo spaventato:
“No, vi prego, questo no!! Ammazzatemi subito, per pietà”
Il boia le si avvicinò e le accarezzò i seni piccoli e dolci, accarezzò con le sue mani
la vagina e quindi, poggiate le mani all’altezza delle spalle di Carola, cominciò ad
inserire il suo pene nella vagina della condannata che urlava disperatamente, prima il
ritmo era lento poi sempre più veloce. Dopo una decina di minuti il boia scese dal
palco, per tutto quel periodo non staccai un attimo gli occhi dal palco. Carola fissava
un punto imprecisato dinanzi a se, i suoi pensieri erano persi in chi sa che cosa, il suo
respiro era pensante, lo potevo vedere da come si alzava e abbassava il suo petto. La
vagina era stranamente gonfia, rivoli si sangue secco ne fuoriuscivano, intorno vidi
dello sperma secco attaccato alla pelle. Mi dissero che era stata sverginata dal
momento che essendo ancora giovane non era sposata e come tutte le ragazze
aspettava la prima notte di matrimonio per fare sesso; io all’epoca ero ancora giovane
e non sposato, era la prima volta che vedevo una vergine completamente nuda e la
prima volta cui assistevo ad uno sverginamento.
Quindi il boia si fece passare da uno dei suoi assistenti una torcia e la inserì nella
catasta di legna. Era caduto il silenzio, la folla la fissava, trattenni il respiro per un
attimo che mi sembro essere lunghissimo. Il fumo cominciò a salire lentamente, il
calore lentamente aumentò, Carola continuava ad urlare pietà cercando di fuggire, poi
dopo un paio di minuti le fiamme cominciarono ad alzarsi.
Carola aveva smesso di gridare e aveva iniziato a piangere.
Erano passati una decina di minuti dal momento in cui accesero il fuoco quando le
prime fiammelle le arrivarono ai piedi.
“AAAAAAAAAAAAAAAAAAGGGGGGGGGHHHH”
Sollevò al cielo il viso e si contorse portando in avanti il busto.
le fiamme aumentavano e le circondarono i piedi sino alle caviglie; potevo vedere la
pelle dei piedi che si arrossiva, poi si creavano bolle ed in ultimo le bolle
esplodevano per il calore e per le fiamme e nuova carne era esposta al martirio. In
meno di un minuto i piedi ardevano, una orrenda smorfia di dolore le si stampò sul
viso. Tutto il popolo la guardava in silenzio, il dolore del supplizio era visibilissimo
sul suo viso, le sue urla erano un qualcosa di disumano e diabolico, per un attimo
sentii che mi stava venendo la pelle d’oca, mi aveva preso un disgusto di quello
spettacolo inumano ma non potevo muovermi tanta la folla che mi attorniava.
L’odore della carne bruciata e del fumo iniziò a spargersi per la piazza, quando arrivò
a me mi sentii inebriato e come ubriaco da quell’odore decisi istintivamente di
rimanere, quell’odore aveva un qualcosa di dolcemente sensuale come se quello
spettacolo fosse uno spettacolo di giochi sessuali e Carola ne fosse la sua giovane
protagonista. Carola si dimenava, si agitava, urlava, sbatteva la testa a destra e a
sinistra, alzava il busto il alto ed in basso descrivendo una danza diabolica, le mani si
agitavano frettolosamente ferendosi i polsi con le catene.
Il fuoco si avvolgeva su se stesso e saliva richiamato dal vento tra le due gambe
ancora intatte; dopo pochi minuti le fiamme erano ormai alle cosce. Continuava a
gridare mentre sulle gambe la carne si ustionava e prendeva fuoco, in breve arrivò
alla vagina, al deretano e alle mani. Le prime fiammelle si posarono sulla peluria
vaginale, bruciarono subito. Quando le fiamme incominciarono a bruciare i tessuti
esterni alla vagina la folla gridò festante, senza nemmeno che me ne accorsi il mio
pene si eresse, era uno spettacolo sensuale e bellissimo. Le fiamme entravano nella
fica e le bolle la ricoprivano e ne fuoriuscivano, altre bolle vennero a formarsi nei
tessuti interni. Nel deretano le fiamme si arrotondavano e vi entravano veloci e
saettanti. Le mani si agitavano con le fiamme che le circondavano, la si vedeva
muoversi seguite dalle fiamme che da queste erano sprigionate.
Erano 10 minuti che i piedi stavano ardendo quando sentii chiaramente POP, le ossa
dei piedi si spappolavano per il calore, Carola continuava disperatamente ad urlare.
Perse l’appoggio sui piedi, ormai ridotti in cenere, tutto il peso ormai gravava sulle
mani e sulla catena posta sotto i seni. Iniziò a urlare di meno. Intanto le fiamme erano
arrivate ai seni che si ricopriva di bolle, respirava affannosamente e le fiamme
seguivano l’alzarsi e l’abbassarsi affannoso del suo petto, digrignò i denti.
All’improvviso “AAAAAAARRHAA” i capelli presero fuoco con le prime
fiammelle che si erano alzate dal suo petto; la sua testa si agitava sul rogo seguita
dalle fiamme, urlava disperatamente, dopo un paio di minuti smise di urlare, ormai le
corde vocali erano bruciate; dopo poco la vidi abbandonarsi, il corpo di Carola cadde
in avanti facendo perno sulle catene sotto i seni, non la vidi più alzarsi e non la sentii
più urlare. Non saprei dire però sino a quando fosse stata viva, fino a quando abbia
sofferto, per quanto tempo sia rimasta viva e incosciente prima della morte.
Dopo una decina di minuti le fiamme si abbassarono ed emerse un corpo immobile e
nero, era irriconoscibile, se non sapessi che era stata appena bruciata una giovane
ragazza non avrei potuto dire né il sesso né l’età di quel corpo. Ormai era finito tutto,
la folla iniziò a disperdersi per recarsi ai suoi lavori quotidiani, alcuni vollero
rimanere fino a che le fiamme non ridussero in cenere anche le ossa di Carola, ma ci
saranno volute ancora molte ore. Ormai si era fatto tardi, tornai alla locanda e
preparai il carro per proseguire la mia strada. Lungo la strada pensai di nuovo a
Carola, pensai a come le sue urla disumane, il suo terrore, le sue ustioni, i suoi dolori
inimmaginabili erano state soltanto un gioco sensuale per me e forse per la gran parte
delle persone che erano state sulla piazza stamattina. Stranamente mi accorsi che non
provai pietà per la condannata.
NOTE: la storia è ambientata nel 1452, in questo periodo storico la morale religiosa
era molto ferrea: sino al matrimonio ne un uomo ne una donna possono avere rapporti
sessuali anche se regolarmente fidanzati. Quindi il nostro protagonista non ha mai
fatto sesso e non ha mai visto qualcuno fare sesso (anche guardare era considerato
peccaminoso il base alla morale religiosa).
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